Fobia
La Fobia è una paura esagerata e persistente collegata a un oggetto o situazione che obiettivamente non costituisce fonte di pericolo.
Il termine fobia deriva dalla divinità greca phobos che provocava paura tra i suoi nemici. Tale terminologia è stata utilizzata dalla letteratura psichiatrica solo nel diciannovesimo secolo. La caratteristica principale di una fobia è rappresentata dal fatto che essa implica la valutazione di un alto grado di rischio in una situazione che di per sé è relativamente sicura. I sistemi coinvolti sono:
– Sistema fisiologico, attraverso la sudorazione, tachicardia, respiro affannoso e senso di capogiro.
– Sistema cognitivo, anticipando l’evento disastroso che lo porterà a soccombere o ad amplificarne la portata.
– Sistema motivazionale, col desiderio di scappare, evitare la situazione ansiogena.
– Sistema affettivo-emotivo, col provare un terrore invalidante e pietrificante.
– Sistema comportamentale, col tremare, l’inibizione nel parlare o nel pensare. Con questa reazione psico-biologica la persona si sente in balia degli eventi. Il fobico tenta di gestire la situazione mettendo in atto , principalmente, due modalità di tentate soluzioni:
– la prima consiste nell’evitare tutto ciò che incute paura. Tale comportamento fa diminuire l’ansia, ma a medio e lungo termine, ne aumenta la paura. Di fatti le persone che sono portate ad evitare, piano, piano ,continueranno ad evitare sempre di più, fino a ridursi a vivere rinchiusi dentro casa o a svolgere una vita invalidante.
– La seconda tentata soluzione consiste nel chiedere aiuto ai parenti, amici, vicini. Il fobico, in presenza di altre persone di sua fiducia, riesce ad affrontare le situazioni ansiogene, ma da solo li evita. In realtà, però, quando riceve aiuto e sostegno, riceve anche la conferma che da solo non ci riesce. Ciò provoca un senso di disistima che lo porta a non avere alcuna fiducia in sé stesso e nella possibilità di guarigione.
Queste due modalità di tentate soluzioni, paradossalmente, sono quelle che alimentano il problema e lo rendono inattaccabile. E’ come se, per un momentaneo sollievo d’ansia, si costruissero attorno un sistema autoperpetuante e autoinvalidante.
I tipi di oggetti o situazioni che incutono paura sono cambiati nel corso della storia. Oggi le fobie più ricorrenti sono:
Agorafobia: Paura dei luoghi aperti, pubblici o affollati. Le persone hanno paura o di “perdersi” nei luoghi ampi e vasti, o di rimanere imbottigliata senza possibilità di uscita. Tali persone , anche quando vanno al cinema, teatro, preferiscono evitare i posti centrali e si scelgono sapientamente quelli laterali che offrono migliori opportunità di via di fuga.
Manifestano, pure, grosse difficoltà ad allontanarsi da posti conosciuti ed evitano di intraprendere lunghi viaggi.
Ho avuto in terapia parecchie persone con simili problemi che da anni non si permettevano di allontanarsi dalla propria città e che quando hanno superato il problema , si sono permesse lunghe e spassose vacanze al mare.
Fobie traumatiche: si sviluppano come risultato di esperienza spiacevole o traumatica (incidenti automobilistici, esposizione continua a un pericolo obiettivo).
Fobie di fissazione: sono intense paure precoci, comuni nell’infanzia che la persona non ha ancora superato (paura dell’acqua, temporali, sangue, medici).
Fobie specifiche: sono illimitate in quanto ogni soggetto può suscitare paura. Tra quelle più comuni ricordiamo:
– acrofobia = paura dei luoghi alti. Le persone temono di vedersi attratti verso l’orlo del precipizio da una forza esterna. In questo settore entrano anche la paura dei balconi, delle scale, degli ascensori.– claustrofobia = paura dei luoghi chiusi (gallerie, piccole stanze, spazi chiusi) dove si avverte l’imbottigliamento e la paura del soffocamento per mancanza d’aria.
– fobie degli aerei : le persone temono o che l’aereo precipiti o che possano morire per soffocamento.
– fobie degli animali : le più ricorrenti sono le paure dei topi, ragni, insetti.
– paura d’arrossire : le persone hanno paura di manifestare il proprio disagio sociale nei confronti degli altri, arrossendo. Ma più tentano di nasconderlo e più arrossiscono. In genere i fobici, oltre all’oggetto specifico della loro paura, tendono a concentrarsi sulla minaccia fisica, disastro naturale o imbarazzo sociale che potrebbero loro capitare.
Essere affetto da fobia non significa avere una personalità fragile, avere vissuto per forza delle esperienze traumatiche o trovarsi di fronte a situazioni più pesanti di quello che uno può affrontare. Spesso la fobia si costruisce con delle supposizioni mentali, cognitive (e se mi capitasse uno svenimento, o mi mancasse l’aria?) e che vengono mantenute con le due tentate soluzioni di cui abbiamo parlato precedentemente. L’abilità del terapeuta consiste nel rompere tale meccanismo perverso e portare il paziente a fare delle esperienze emotive correttive che ridiano fiducia e senso di stabilità. Mi permetto di rassicurare il lettore che le fobie sono guaribili con un’altissima percentuale che sfiora quasi il 90%.
A livello epidemiologico le fobie riguardano il 10-11% delle persone, in maniera particolare le donne, sia per fattori biologici, culturali che per motivi di disponibilità a sottoporsi a una psicoterapia. Le fobie sociali si manifestano nel periodo adolescenziale e possono persistere per lungo tempo. Spesso le fobie sono associate agli attacchi di panico. In questi casi bisogna dare precedenza, nella cura, al problema preminente che funge da base allo stile di vita della persona.
Per fortuna, oggigiorno esistono delle strategie evolute che in tempi rapidi sbloccano la patologia e ridanno slancio alla vita; rassegnarsi a vivere l’esistenza piena di paure sarebbe un lento e giornaliero suicidio!
Sarebbe stupido continuare a portare enormi pesi sulle proprie spalle, quando potremmo volare come una farfalla per goderci la bellezza del creato e delle relazioni umane.
“La comitiva di ragazzi era tutta festosa e vociante; aspettava la fine dell’anno e l’inizio del nuovo per festeggiare alla grande. Essi si erano dati appuntamento presso una baita delle Alpi ed erano intenzionati a brindare al nuovo anno in mezzo alle guglie delle montagne e tra il silenzio incantevole della notte. Tra di loro c’era anche Anna che s’era unita a quella dozzina di amici con il cuore tremolante e la speranza di “farsi forza” ad allontanarsi dai propri luoghi natii per superare la paura-fobica dei luoghi distanti e sconosciuti. Durante l’intera giornata del 31 dicembre l’allegra compagnia s’era sbizzarrita a sciare tra i pendii delle montagne e tra le porte delle gare di slalom.
Aspettando la notte, s’erano affacciati sul balcone per ammirare le stelle e l’incipiente temporale in arrivo. Tutt’a un tratto, uno dopo l’altro se ne erano rientrati e, per fare uno scherzo ad Anna, chiusero di brutto la finestra lasciando la povera ragazza sul poggiolo. Essa, vistasi sola, senza via d’uscita e nel mezzo del frastuono del temporale e della luce accecante dei fulmini, ebbe un attacco di panico talmente angosciante che si aggrappò ai vetri della finestra come un gatto terrorizzato.
Gli amici se la ridevano, ma Anna era atterrita, ululante e implorante. La scena era raccapricciante nella sua modalità tragicomica. Gli amici s’erano messi d’accordo a volerle fare superare ogni tipo di paura, spingendola verso il baratro stesso dell’angoscia; ma il risultato è stato che la povera Anna in cambio di liberarsi dalle sue ansie dovette prendere un appuntamento per rasserenarsi e fare un percorso terapeutico graduale e sistematico per debellare sul serio le sue angosce. Gli amici erano stati non dei bravi terapeuti dell’ansia, ma dei torturatori di turno. Se è vero che la paura deve essere affrontata, è altrettanto saggio evitare di sfidarla con esposizioni troppo impegnative e difficili. Si può vincere solamente rispettando la propria paura e “passandoci in mezzo gradualmente”.
Dr. Stefano Di Carlo psicologo-psicoterapeuta
riceve a Bolzano,Trento e Verona
www.dicarlostefano.it; cell: 3356137977