La timidezza: caratteristiche e soluzioni
La timidezza è la caratteristica del comportamento improntato a esitazione, ritrosia, impaccio e pudore nei riguardi degli altri e in misura rilevante rispetto alla stragrande maggioranza di come le altre persone si comporterebbero. Ai livelli massimali, la timidezza potrebbe sfociare nella fobia sociale o negli attacchi di panico in situazione di pubblica esposizione. Essa è facilmente visibile a causa del rossore in viso, degli occhi abbassati per sfuggire lo sguardo altrui, dei piccoli tremori delle mani, della sudorazione copiosa nei contesti relazionali, dove si temono le valutazioni e i giudizi altrui, degli atteggiamenti di chiusura corporea, della scelta di luoghi periferici e non centrali, della paura di parlare o intervenire di fronte agli altri, del terrore di poter commettere qualche errore. Il timido reputa gli altri superiori a lui e perciò si autoesclude dalla relazione per non sembrare inferiore; ma così facendo non si mette alla prova ed è prigioniero della sua paura.
- La persona timida può adottare due stili, o quello remissivo o quello aggressivo . Con l’uno si rende coniglio, con l’altro si presenta come un cane rabbioso, spavaldo e spaccone; ma “cane che abbaia non morde!”
Tutti e due gli stili comportamentali non sono altro che le due facce dello stesso problema: l’insicurezza di fondo e la mancanza di autostima.
La cosa più buffa è che più gli altri incitano il timido a sbilanciarsi, più egli si chiude in se stesso, a tal punto da essere considerato un asociale ed essere scartato dal gruppo dei compagni e degli amici.Fattori che generano la timidezza
Ci sono diversi fattori che influenzano la timidezza: - predisposizione temperamentale,
- periodo della adolescenza dove ci si sente più insicuri e impacciati,
- stile educativo autoritario subito,
- cultura di appartenenza/riferimento tendente al rispetto degli altri e meno all’autoaffermazione.
Secondo le statistiche in Giappone ben il 60% delle persone si dichiarano timide, negli Stati Uniti il 40% e in Israele il 27%. La cultura giapponese, infatti, impone rapporti molto rispettosi e formali, con inchini di capo a gogò, e l’errore è considerato disdicevole, mentre in Israele esso è visto come un passe-partout del successo.
- Soluzioni per la timidezza:
Chiedersi quando, dove, con chi, perché, come, manifesto la mia timidezza?
Riflettere sulle volte in cui hai vinto la paura e ti sei comportato da coraggioso e vincente;
Predisporre un piano strategico che preveda dei comportamenti dove volontariamente t’imponi di “dire un piccolo no”, manifestare la propria idea, guardare negli occhi gli altri con maggiore sicurezza e spontaneità.
Tali strategie ti permetteranno di “passare in mezzo alla paura” e vincerla con determinazione.Un altro metodo razionale è quello di concentrarsi sul diritto a essere unico, diverso e specifico:
• Diritto di dire di No senza sentirsi egoista. Lo puoi fare gradatamente dicendo: “Vorrei ma non posso,(nella prima fase di sicurezza). “Potrei, ma ho altro da fare (quando ci si sente più forte). “No, non mi piace (quando ci si sente al top della sicurezza).
Se dovessi perdere l’amicizia per il tuo no, allora significa che quella persona non era un vero amico.
• Diritto di non piacere a qualcuno. Il nostro senso di onnipotenza agogna a ricevere sempre consensi . Ma neanche Gesù Cristo è stato apprezzato da tutte le persone che ha incontrato nella sua vita. C’è chi l’ha tradito e chi l’ha pure crocifisso. Il timido, ovviamente, vuole la certezza assoluta di piacere a tutti; ma se fosse così, la vita sarebbe pesante. Un motto cinese dice: ” Quando tutti ti battono le mani, è il momento di chiederti cosa c’è che non va?”.• Diritto di cambiare opinione, di ricrederti su qualcosa, qualcuno. In politica ci sono i voltagabbana, e sono remunerati a forza di mazzette di euro o con promesse di appartamenti, posti di lavoro, e sono non soltanto tollerati ma ricercati. Il cambiamento, frutto di riflessione e di scelta esistenziale, dovrebbe essere auspicato per tutti, ma per il timido è sinonimo di incostanza e insicurezza. Egli confonde l’incertezza della decisione, con la matura riflessione del cambio di stile di vita e di tendenza.
• Diritto di sbagliare. W. Goethe ci ricorda che “Non è forte chi non cade mai, ma colui che cadendo ha la forza di rialzarsi”. La stessa cosa è con l’errore; accorgersi di esso è già un mettere in moto le ali per evitare di riprodurlo. Spesso suggerisco ai genitori arrabbiati e disfattisti nei riguardi dei loro figli a pensare a quanti errori loro hanno commessi prima di diventare adulti, genitori ed educatori!
• Diritto di scegliere ed essere responsabile. Che gelato desideri? Mi risponderai esprimendo il tuo gusto al limone, alla fragola, alla nocciola. Il timido si frena anche in queste piccole responsabilità di scelta non impegnativa o esistenziale; egli preferisce che sia tu a comprargli il gelato secondo il tuo palato e non il suo gusto. Per favore, almeno inizia da queste piccole scelte a sbilanciarti, ad essere responsabile della vita, a farti conoscere!
• Diritto di non sapere. Quanta è brutta l’ignoranza! È vero. Ma non puoi essere Pico della Mirandola, o novello Michelangelo. Hai delle conoscenze limitate, nel settore dei tuoi interessi, come gli altri ce l’avranno nei loro.Questa parziale conoscenza/competenza ci permette di scambiarci i doni e di reputare gli altri dei benefattori, come lo saremo noi per loro. Se fossimo assoluti e pieni, saremmo egoisti e incomunicabili; la parzialità del nostro sapere ci rende simpatici e in perenne relazione e interdipendenza con il mondo globale.
- Diritto di scegliere ed essere responsabile. Il timido si frena anche nelle piccole responsabilità di scelta non impegnativa o esistenziale; egli preferisce assecondare gli altri o privarsi delle proprie scelte per paura di commettere errori.
• Diritto di essere autonomo e indipendente. Il timido, per paura di essere allontanato, scartato, rischia di camminare a rimorchio di un’altra persona. Annulla la sua individualità per confondersi nella massa amorfa, omogenea e deresponsabilizzata. Vuole essere una goccia dentro l’oceano e non la perla lucente che
affiora nella sommità dell’onda schiumosa. Ma ciascuno di noi ha il diritto e il dovere alla propria autonomia e indipendenza.• Diritto di esistere ed essere rispettato. Per il fatto che siamo nati, abbiamo il diritto ad esistere ed essere amati. Da questa premessa ineludibile quello che vediamo negli altri o come ci presentiamo agli altri, declina sempre il diritto al rispetto perché persone, anche se di genere e razza diversa. Chi non lo pratica, significa che è miope o rigido nel suo egoismo. Un calcio alla timidezza potrà apportare immensi benefici psicologici a tutte le persone!
Dr. Stefano Di Carlo psicologo-psicoterapeuta
riceve a Bolzano, Trento e Verona
www.dicarlostefano.it; cell: 3356137977