La ragazza aveva 21 anni. Ogni giorno, al rientro dal lavoro, si catapultava ad aprire il frigorifero e in un batti baleno lo svuotava. Divorava tutto in meno di 15 minuti e con la pancia gonfia, tirata, si sdraiava sulla poltrona esausta e con i sensi di colpa. Ma l’indomani, nonostante tutto, ripeteva la stessa scena con lo stesso vissuto psicologico. Mi trovavo di fronte a una ragazza con problemi di bulimia. Stava dilapidando tutti i suoi risparmi a forza di comprare una grande quantità di cibo che sistematicamente divorava con compulsione. Mentre il supermercato aumentava il suo budget con quella affezionata cliente, lei non riusciva più a mettere da parte neanche uno spicciolo per le vacanze e altre godurie.
Tale disturbo del comportamento alimentare è comparso negli anni ’70 ed è stato descritto dal prof. Russel. Il disturbo colpisce l’1% nell’Italia del Nord; l’1-0,7% nell’Italia centrale; l’1,7% nell’Italia del Sud.
L’età d’esordio è compresa tra i 12 e i 25 anni con il picco verso i 17 – 18 anni. La bulimia si presenta, per lo più, nelle donne tra i bianchi mentre è rara tra gli afroamericani e nei paesi in via di sviluppo. Essa è distribuita tra le varie classi sociali ed è in aumento dagli anni novanta. La bulimia, che letteralmente significa fame da bue, è caratterizzata da un ciclo che prevede: preoccupazione per il peso – dieta ferrea – abbuffata – vomito indotto. Il disturbo inizia dopo eventi stressanti minaccianti l’autostima, problemi sentimentali, fallimenti scolastici, difficoltà interpersonali.
Bulimia: i meccanismi psicologici
La dieta ferrea è la maggior responsabile della comparsa delle abbuffate attraverso tre meccanismi:
1) Pensiero “ tutto o nulla” e perfezionismo. Quando la bulimica attua diete ferree, prima o poi spinta dalla fame, si butta a capofitto sul cibo. Una volta che la promessa di non mangiare è stata disattesa, essa si lascia andare sempre più nella trasgressione fino a satollarsi come un maiale e poi liberarsi di tutto il cibo con il vomito autoindotto. Essa attua la strategia del “tutto o nulla”; dapprima si mantiene a stecchetto e poi, una volta assaggiato il cibo che s’era vietato, si lascia andare all’abbuffata, come se non potesse fermarsi a quel singolo boccone.
2) Alterazione della fame e della sazietà. Si sa che le diete ferree portano a un aumento della fame che prima o poi indurrà all’abbuffata. Non si può andare contro natura e contro la fame biologica! E’ pressoché impossibile armonizzare il rapporto con il cibo con un simile andamento da montagne russe.
3) Emozioni negative. Dopo un senso di piacevolezza causata dal mangiare, l’abbuffata lascia un senso di colpa, disgusto e paura d’ingrassare, che rimette in gioco tutto il circolo vizioso del mantenimento dell’abbuffarsi e vomitare.
Bulimia: strategia negativa
Coloro che utilizzano il vomito autoindotto come mezzo per liberarsi del cibo e detendere l’ansia di ingrassare, possono affezionarsi a tale modalità da non poterne fare più a meno. Essi trasformano il loro mangiare in ” mangiare e vomitare”. A lungo andare , quello che prima era un espediente per non ingrassare, si trasforma in un comportamento che suscita piacere e diventa esso stesso il principale problema da risolvere. L’eminente studioso H. Laborit, premio Nobel per la biologia, ci dice che qualsiasi tipo di comportamento, se ripetuto un certo numero di volte, può gradualmente assumere una connotazione di intensa piacevolezza a tal punto da radicarsi dentro di noi.
Mediante questo rituale, il mangiare e vomitare diventa per le vomitatrici come un “ amante segreto” sempre disponibile e sempre alla portata di mano, come un ‘demone’ che si è impossessato di loro e da cui non riescono più a liberarsene.
Con il passare del tempo, tale piacere è talmente invadente da determinare una inibizione del piacere sessuale. Le bulimiche, in quanto dedite al piacere sostitutivo e compensativo del cibo, tralasciano o si allontanano da quello principale che è la vita erotica, sensuale , sessuale.
Queste persone, infatti, accusano lentamente un’incapacità ad avere una vita sessuale soddisfacente. Le bulimiche, inoltre, hanno una fragilità emotiva e una difficoltà a dominare le proprie reazioni. Esse da una parte provano piacere nel mangiare , dall’altro il grasso accumulato funge da barriera protettiva, ‘ armatura medievale’ che li preserva dalle esperienze emotive- affettive – relazioni intense. Metaforicamente rassomigliano a dei ‘carciofi’ che mediante le scorze proteggono il cuore interno tenero. Allo stesso modo il grasso funge come guscio protettivo, che s’interpone tra sé e gli altri. La guarigione completa si baserà non solamente sull’eliminare “l’abbuffata-vomitata” ma anche sul ripristinare le relazioni interpersonali e sul riappropriarsi del proprio corpo e della propria sensualità, senza viverla come pericolosa o ingombrante.
Nelle ricerche dei comportamenti alimentari si sono evidenziate due tipi di bulimiche secondo il sistema percettivo-reattivo da loro utilizzate.
Le Boteriane, perché sembrano assomigliare alle donne dei quadri di Botero. Esse pesano, per lo più, da 80 – 90 kg. in su. Sono tranquille, pacifiche, serafiche e con una vita appagante. – La maggior parte di loro sono consapevoli della funzione protettiva del grasso per le relazioni interpersonali. Si tratta di persone che usano il cibo come protezione e paura di perdere il controllo delle proprie emozioni-reazioni.
– Più raramente ci sono le ‘boteriane’ inconsapevoli di essere possedute dal ‘demone del cibo’. Spesso hanno una rigidità morale che le fanno sentire in colpa per la loro sfrenatezza.
Le yoyo costituiscono la casistica più frequente che affolla gli studi dei dietologi e dei medici nutrizionisti. Esse oscillano sempre tra il peso forma e cinque – sei chili di troppo; tentano con le diete di controllare la frenesia del cibo, ma dopo due e tre mesi riprendono il proprio peso con dei chili in più. Quando si decidono ad andare dallo psicologo, sono spaventate dall’eliminare la ‘ ciccia protettiva’, mentre poche di loro sono sfrenate sia in campo alimentare che relazionale.
Le yoyo sono le più resistenti ai trattamenti e , anche se ottengono dei buoni risultati, tentano di mollare la terapia per paura delle conseguenze ad accettare un corpo bello, estetico che vibra di sensualità.
– Una terza categoria è rappresentata da donne in sovrappeso tra i 40 – 50 anni che hanno sviluppato la sintomatologia in concomitanza dello svincolo dei figli, di problemi relazionali coniugali. Per loro il cibo rappresenta una forma di piacere irrinunciabile. Manifestano, inoltre, un fondo depressivo nella vita e un lasciarsi andare alla deriva.
Le persone vicini alla bulimiche si possono accorgere dell’esistenza del problema a causa delle seguenti caratteristiche:
– Abbuffate ricorrenti con consumo eccessivo di cibo e perdita di controllo sull’atto del mangiare.
– Andare in bagno subito dopo mangiato; tracce od odore di vomito nel water.
– Alternanza di diete ferree e alimentazione eccessiva.
– Mangiare molti dolci e non aumentare di peso.
– Modificazioni rapide d’umore.
– Crampi muscolari e battito cardiaco alterato, inusuali nei teen-ager.
Tutti questi indizi concatenati tra di loro ci possono far capire di trovarci di fronte a una persona affetta da bulimia o da sindrome di vomito.
Il lettore che si trova impantanato in simili problemi, o che conosce parenti e amici con queste problematiche, non deve disperare di non poter guarire. Oggi diverse scuole di psicoterapia hanno elaborate strategie efficaci nella risoluzione del problema. Si può garantire che la bulimia ha una risoluzione positiva nello 87% dei casi. Bisogna solo volerlo e iniziare!
Dr. Stefano Di Carlo psicologo-psicoterapeuta
riceve a Bolzano,Trento e Verona
www.dicarlostefano.it; cell: 3356137977